Padiglione italiano alla China Education Expo

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/Francesco Ruffa

Il padiglione è articolato in singoli stand, dove ogni università italiana può interloquire con gli studenti cinesi. Ogni stand possiede un tavolino a forma di stivale, da un lato incastrato alla parete e dall’altro appoggiato su una gamba trasparente. La campitura tricolore del tavolino prosegue come una scia dalla parete dello stand. Due sgabellini a forma di Sicilia e Sardegna, riservati ai visitatori, completano lo stivale.
Lo spazio complessivo è rarefatto e decontestualizzato. Il percorso espositivo entra in contatto con un’icona dell’Italia quasi magica (il tavolino), una sorta di proiezione che pare calata da lontano. Il piano d’appoggio è come sospeso, a metà tra il qui e l’altrove.

BOA

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/Francesco Ruffa

Boa, portaombrelli a doppia misura, è la fotografia di un istante incerto, in cui è difficile cogliere se si tratti di simbiosi o aggressione.
Un tondino di acciaio avvolge, trattiene e sostiene due volumi. Si allunga sopra e intorno alla vaschetta inferiore, così bloccata. E risucchia il cestello superiore in un incavo senza via d’uscita.

RAP

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/Francesco Ruffa

Rap è l’evocazione di una scena ritmica, semplice e decisa.
Un martello scandisce inesorabile su un tubo le ore lavorative.
Poi giunge la sera. Il martello si riposa e il tubo guarda dentro sé, per due ore che appartengono alle riflessioni, alla famiglia, alle relazioni, ai sentimenti. Si dedica ogni volta a tutto ciò che si ripete e che, tuttavia, è sempre un po’ diverso.

Residenza con giardino

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/Francesco Ruffa

Inquadramento

L’intervento richiesto consiste nella ristrutturazione di una residenza di circa 70 mq al piano terra, con un giardino privato di 180 mq e un’autorimessa confinante di 17 mq. L’unità si trova in un quartiere residenziale ad alto reddito e fa parte di una villetta trifamiliare dei primi anni ’70, con tre ingressi indipendenti. Il piccolo edificio, in linea con un pensiero architettonico di quegli anni a metà tra razionalismo e plasticismo neoclassico, è adagiato su un lieve pendio ed è servito da una via privata.

Stato di fatto

Visualizza pianta dello stato di fatto

Allo stato di fatto, l’appartamento in oggetto presenta un’usura diffusa, nonché una distribuzione che risponde a stili di vita ormai obsoleti. La separazione tra ingresso, cucina e soggiorno risulta articolata e poco favorevole a un’illuminazione ottimale. La camera da letto principale è relativamente grande.
La pavimentazione esterna – decorativa, disomogenea e reduce di superfetazioni – contraddice ampiamente le qualità architettonica della villetta trifamiliare. La sua superficie è liscia e scivolosa. I gradini esterni non possiedono pianerottoli e alcuni di essi ostacolano la fluidità della circolazione.
Infine, l’appartamento presenta barriere architettoniche consistenti, che ostacolerebbero eventuali visitatori con disabilità. L’entrata dell’alloggio, che si affaccia sul giardino, è anticipato da alcuni gradini. Il bagno, la cui porta ha larghezza inferiore a 75 cm, sarebbe di difficile accesso per una persona in carrozzina.

Progetto

Visualizza pianta del progetto

Il progetto ha l’obiettivo di aggiornare la residenza rispetto alle esigenze abitative odierne.
L’ingresso, la cucina e il soggiorno vengono fusi in un’unica area aperta. L’arredamento contribuisce a marcare un flusso fortemente circolare, che raccoglie in una sequenza continua le aree vitali del soggiorno, del pranzo e della preparazione dei cibi. Lo stesso flusso prosegue senza interruzioni all’area del riposo. Inoltre, un nuovo varco collega direttamente il grande ambiente diurno all’autorimessa, fino ad oggi completamente separata.
Alla continuità del pavimento si contrappone un’articolazione dei soffitti, la cui volumetria è amplificata dall’uso di due colori diversi per superfici orizzontali e verticali. I controsoffitti, che nascondono motivazioni tecniche come il mascheramento del tubo della cappa aspirante o la creazione di un soppalco non praticabile, suggeriscono una scansione visuale delle aree d’uso e propongono all’interno il linguaggio plastico dell’edificio.
Particolare attenzione è dedicata alla scelta dei rivestimenti ceramici. La pavimentazione interna è realizzata con gres ad elevate prestazioni, adatto sia all’appartamento sia all’autorimessa. Sulle pareti dei bagni e sullo schienale dell’area cottura, si utilizzano pregiate piastrelle in bicottura per realizzare pattern compositivi che cambiano in modo coerente con la posizione dei sanitari.
La camera da letto principale, in precedenza di dimensioni eccessive, viene ridotta per ottenere un guardaroba d’ingresso, un ripostiglio/lavanderia e un bagno ausiliario (con accesso dalla stessa camera).
L’illuminazione migliora non solo con l’abbattimento delle tramezze ma anche con la realizzazione di una nuova finestra al servizio dell’angolo cottura: i muri perimetrali, d’altra parte, possiedono alcune false aperture aventi tapparella all’esterno e partizione muraria all’interno, che consentono di realizzare ulteriori finestre senza alterazione dei prospetti esterni.
La manutenzione del marciapiede esterno restituisce maggiore coerenza con il linguaggio e con il senso della villetta trifamiliare. Le piastrelle – stesso modello e colore di quelle interne – sono qui posate in una variante con formato 10×60 e con finitura bocciardata antiscivolo. La trama geometrica amplifica la forma a zig zag della planimetria, ulteriormente esasperata e valorizzata dalla creazione della gradinata angolare. Vengono eliminati i gradini inutilizzati. Il sistema esterno acquisisce complessivamente un effetto plastico e una certa autonomia volumetrica.
Si noti, infine, che l’intervento dimostra sensibilità per l’eliminazione di barriere architettoniche. Sebbene non vi siano obblighi normativi e neppure bisogni contingenti da parte del proprietario, con alcune piccole accortezze l’alloggio diventa un luogo ospitale anche per i diversamente abili. La porta del bagno, ora scorrevole, raggiunge una larghezza comoda per chi è in carrozzina. Il nuovo varco tra il soggiorno e l’autorimessa, oltre a rendere più funzionale il box, offre una seconda entrata priva di gradini.

 

 

Committente privato

Portacenere finto pieno: Alt occupa lo spazio simbolico del posacenere senza la necessità di fumare. Forse è un fossile, che si è fermato per ricordare. Forse non è un posacenere, e ferma il fumatore.

ALT

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/Francesco Ruffa

Alt deriva da una riflessione amorale e antropologica sull’antico rituale del consumo di tabacco. Questa pratica, che un tempo sosteneva l’interazione sociale, è stata gradualmente marginalizzata per la sua riconosciuta pericolosità verso la salute. Di conseguenza, anche il posacenere è lentamente sparito, in quanto sua rappresentazione materiale colpevole di legittimarlo. Il design ha smesso di trattarlo come tema progettuale e il centro dei tavolini è rimasto vuoto.
Alt è stato concepito a partire da questa condizione.
È una sorta di fossile, che riempie quello spazio lasciato libero e ricorda l’antica tipologia scomparsa. Allo stesso tempo, in linea con una nuova sensibilità, è anche un dissuasore già pieno che non incentiva il fumatore (sebbene, in caso di emergenza, possa essere aperto e funzionare…).
Alt è un paradosso. È un nuovo portacenere o forse la sua negazione.

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Alt derives from an anthropological and amoral reflection on the ancient practice of smoking tobacco. This practice, which once constantly supported the social life, has been gradually marginalised for its recognised harmfulness to health. Consequently, the ashtray – as its material representation “guilty” of legitimising it – has been involved too. Design has stopped to deal with it and has left the centre of the coffee table empty.
Alt has been designed on the basis of that condition.
It is a sort of fossil, which fills that free space and reminds the old disappeared typology. However, in line with a new consciousness, it is a sort of ash-bollard, already full and not facilitating the smoker (even if it can be opened and work in case of emergency…).
Alt is a paradox. It is a new ashtray or maybe its negation.

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Altri progetti per Ceramiche Pierluca: Tag

 

Ceramiche Pierluca

Tag è un piatto quadrato che sottolinea ironicamente una contemporanea interazione uomo-cibo differente dal nutrirsi: la condivisione dei cibi su Instagram

TAG

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/Francesco Ruffa

 

Tag è un piatto per Instagram, immaginato quando si stava affermando il trend di fotografare e condividere sul popolare social network i piatti cucinati o ordinati in un ristorante.
Il formato è quadrato. Un bordo rialzato contiene il cibo. Quattro segni angolari guidano l’obiettivo. Uno sfondo bianco occupa lo spazio oltre i confini dell’inquadratura, in modo da non riprendere sfondi esterni.
Tag è un prodotto ironico che evidenzia un’interazione uomo-cibo differente da quella del nutrirsi.

Many people photograph and share on Instagram dishes which they cook or order in restaurants. However, Instagram traditionally uses a square format that fits the image content by cutting parts out of the plate or by incorporating external elements (like the tablecloth).
Tag ironically fits Instagram following and emphasizing a contemporary human-food interaction different from eating.

Altri progetti per Ceramiche Pierluca: Alt

 

Ceramiche Pierluca

Allestimento della mostra milanese “Mirografie", che a Milano nel 2012 espone 15 interi progetti di comunicazione realizzati da Joan Miró.

Mostra con opere grafiche di Miró

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/Francesco Ruffa

Mostra
L’allestimento deve confrontarsi con l’artista catalano Joan Miró, che curò l’immagine coordinata di numerosi eventi artistici, realizzando per ognuno manifesti, cataloghi e inviti. Questi prodotti grafici sono i protagonisti della mostra milanese “Mirografie”, che espone dal 20 gennaio al 5 febbraio 2012 una settantina di pezzi estratti da una collezione privata dieci volte più ampia. L’obiettivo è quello di fornire 15 esempi di interi progetti di comunicazione realizzati da Miró.

Allestimento
L’allestimento propone lungo un percorso circolare una bacheca discontinua che raggruppa e separa le opere secondo l’evento artistico a cui fanno riferimento. Il tema centrale, coerente con la natura delle opere in mostra, è il perenne contrasto tra serialità e unicità.
Ogni elemento di OSB è sia un numero qualunque della serie da 15, sia un oggetto poetico la cui divagazione è giustificata da “dovere di servizio”. La forma è infatti pura conseguenza dei poster e dei cataloghi relativi al singolo progetto di comunicazione che il contenitore espone.
L’effetto complessivo è una serie di 15 oggetti in bilico tra il quotidiano e l’onirico. Qualcosa di simile a ciò che erano, ben più nobilmente, i progetti grafici di Miró.

 

Show
The Catalan artist Joan Miró took care of the corporate image of numerous artistic events, creating posters, catalogues and invitations. Those graphic products are the protagonists of the Milanese exhibition “Mirografie”, which, from January 20th  to February 5th 2012, has shown seventy pieces chosen from a private collection ten times wider. The goal is to provide 15 examples of entire communication projects carried out by Miró.

Exhibit Design
The exhibit proposes, along a circular path, a discontinuous board that groups and separates the works according to the artistic event to which they are referred. The central theme, coherent with the nature of the exhibited works, is the perpetual conflict between seriality and uniqueness.
Each OSB (Oriented Strand Board) element is both an ordinary element of the series and a poetic object whose digression is justified by “a call to serve.” The form is indeed a mere consequence of the posters and catalogues related to the individual communication project that the container exhibits.
The overall effect is a series of 15 objects, which are balanced between the everyday and the dreamlike. This is something similar to what Miró’s graphics projects, more nobly, resembled.

 

Committente privato

Padiglione italiano alla China Education Expo

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/Francesco Ruffa

Origine del concorso
L’oggetto del concorso nazionale «Design Padiglione Uni-Italia» era il progetto del Padiglione Italiano alla China Education Expo 2011. In questa edizione l’Italia era presente in qualità di “special guest”.
Uni-Italia, l’ente banditore, è stato istituito da tre Ministeri (Esteri, Istruzione e Interno) e dalla Fondazione Italia Cina con due obiettivi. Uno è favorire l’attrazione di studenti e ricercatori stranieri verso le università italiane. L’altro è incentivare la cooperazione universitaria con altri paesi (Cina, Vietnam, Indonesia, Brasile, Iran e Corea del Sud).
Il tema del concorso, sintetizzato nello slogan “Italia: face to face with the future”, mirava a uno spazio inteso come luogo di incontro tra due nazioni che devono far convivere una cultura antica e uno sguardo proteso al futuro.

Interpretazione del tema
L’Italia è famosa nel mondo per molte eccellenze: l’arte, il mare, la cucina, il vino, la moda, il design, le automobili, il più generale “Made in Italy”. Il progetto è partito dal quesito se il padiglione dovesse evocare quei valori che tutto il mondo associa al nostro paese. La scelta è stata quella di andare oltre e provare ad essere convincenti su ciò che l’Italia è oggi.

Obiettivo
Nell’intento del progetto, doveva emergere un’Italia fiduciosa di sé, capace di vedere il futuro al di là del passato. Un futuro che apparisse come una pagina bianca tutta da scrivere.

Progetto
Da un punto di vista funzionale, il Padiglione Uni-Italia è stato articolato in singoli stand dove le più importanti realtà accademiche italiane potessero autopromuoversi con gli studenti cinesi interessati a studiare all’estero. Ogni stand possedeva un tavolino a forma di stivale, da un lato incastrato alla parete e dall’altro appoggiato su una gamba trasparente. La sua campitura tricolore proseguiva come una scia dalla parete dello stand. Due sgabellini, riservati ai visitatori completavano lo stivale con la forma della Sicilia e della Sardegna.

Lo spazio complessivo appariva come rarefatto, decontestualizzato, in cui il percorso espositivo smarriva la sua concreta realtà ed entrava in contatto con un’icona dell’Italia quasi magica (il tavolino), una sorta di proiezione che sembrava calata da lontano. In linea con il tema del concorso, il piano d’appoggio era come sospeso, a metà tra il qui e l’altrove, tra il presente e il futuro: face to face with the future.

 

Origin of the contest
The object of the national contest “Design Padiglione Uni-Italia” was the design of the Italian Pavilion at the China Education Expo 2011. In that edition, Italy appearead as a special guest.
Uni-Italia, the organizing institution, was founded by the Foreign Affairs, Education and Interior ministry as well as by the Italy-China Foundation. The purpose was dual: attracting foreign students and researchers to the Italian universities and promoting university collaborations with other countries (China, Vietnam, Indonesia, Brazil, Iran and South Korea).
The theme of the competition, summarized in the slogan “Italy: face to face with the future”, was a space intended as a meeting point between two nations which have to combine an ancient culture and a look into the future.

Interpretation of the theme
Worldwide, Italy is famous for many different excellences: art, sea, food, wine, fashion, design, cars and the more general “Made in Italy”. All of these are values that the world unequivocally associates to our country. Arisen from the question whether the pavilion should evoke those values or not, the project eventually chose not to and go further. The purpose of the pavilion concerned what Italy is today.

Target
The project should communicate that Italy believes in itself and sees the future beyond the past. A future as if it were a blank page to be written.

Project
From a functional standpoint, the Uni-Italia Pavilion was divided into individual stalls, reserved for the most important Italian academic institutions. In that way, Chinese students willing to study abroad could come into direct contact with teh institutions. In every stall, there was a table shaped like a boot flag, suspended on a transparent leg. The colours were the same of the Italian flag. Two small stools, reserved for the visitors, were shaped like Sicily and Sardinia to integrate the Boot.
The global space was rarefied, decontextualized, where the exhibition lost its concrete reality and came into contact with an almost magical icon of Italy (the small table), a sort of projection which seemed dropped from afar. In line with the theme of the contest, teh top was suspended, halfway between here and elsewhere, between the present and the future: face to face with the future.

 

Uni-Italia

Questo progetto, "segnalato" nel concorso Prix W 2010, affronta la riabilitazione urbana degli ex depositi degli Archivi Nazionali Francesi.

Riconversione di ex depositi | progetto segnalato

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/Francesco Ruffa

Il tema del Prix W 2010 è la riconversione degli ex depositi degli Archivi Nazionali Francesi.
I tre edifici esistenti sembrano tre mattatori da palcoscenico, di fronte a cui ogni altro attore risulterebbe sminuito e allo stesso tempo d’intralcio per i tre protagonisti.
Pertanto rinunciamo all’idea di aggiungere altra architettura, in termini tradizionalmente tettonici, e ci limitiamo a modificare quella esistente per ottenere un paesaggio coerente con il nuovo uso.
Ci poniamo tre principali obiettivi: dare illuminazione al sito, migliorare la sua accessibilità dal quartiere e offrire ai nuovi archivi sotterranei un accesso degno della loro importanza simbolica.
Proviamo a realizzare tutto con un solo gesto immaginario: l’edificio centrale, spostandosi e comprimendosi verso est, genera una frattura che spacca la piazza centrale e un edificio laterale.

[ vedi pubblicazione ]

The theme of the Prix W 2010 is the urban renewal of the French National Archives former warehouse.
Rather than adding a new architectural layer, our proposal is to renovate and update the existing one, both in terms of light, usage and quality.
We aim to achieve three different objectives: giving illumination to the site, improving its accessibility from the neighborhood and, mainly, providing the new underground archives with an access worthy of their symbolic importance. Each of these objectives is realized through one simple imaginary act: the central building, by moving and compressing eastwards, generates a fracture which breaks the central square and one lateral building.

[ see publication ]

 

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